I prezzi aumentano, le bollette del gas e dell’elettricità salgono alle stelle e le borse crollano (per non parlare di strumenti “nuovi” come le cryptovalute e gli NFT che sono andati a picco).
Insomma, l‘inverno sta arrivando (cit.) e si preannuncia freddo e pieno di spese.
Chi ha qualche risparmio in banca (e sono in molti, pare), si sta chiedendo se ci siano investimenti che possano salvare i suoi soldi dall’inflazione galoppante, senza però comportare rischi eccessivi.
Il crowdfunding potrebbe essere uno di questi investimenti?
L’abbiamo domandato ad Antonio Fasanella, CMO nonché co-founder di PrePay invitandolo a darci il suo parere (che non deve essere considerato né un invito all’investimento, né una consulenza finanziaria beninteso) e a dirci se secondo lui gli investimenti nel crowdfunding potrebbero essere un buon modo per salvaguardare i nostri patrimoni.
Non solo. Dopo gli abbiamo posto altre tre domande, per approfondire l’argomento e capire ancora meglio i rischi e le eventuali opportunità che può offrire il crowdfunding in questo periodo in cui la crisi economica sembra alle porte e in molti stanno cercando un modo per salvare il valore dei loro soldi da inflazione e aumenti dell’energia.
Sei pronto a scoprire cosa ha risposto? Leggi qui.

4 domande ad Antonio su crowdfunding, inflazione e rischi delle imprese.
Cominciamo dalla domanda più importante. Stiamo per scoprire se secondo Antonio il crowdfunding può essere un modo per salvare il valore dei nostri soldi in questo momento di crisi e inflazione!
Domanda #1: Con gli investimenti in crowdfunding si può “battere” l’inflazione?
Antonio Fasanella: Mi piacerebbe rispondervi SI, visto che con PrePay mi occupo proprio di Crowdfunding, ma da parte mia non sarebbe del tutto corretto.
La risposta giusta infatti è…”Dipende“.
Dipende soprattutto dal tasso d’inflazione. Stiamo superando l’8% e c’è il rischio che nei prossimi mesi l’aumento dei costi del gas e dell’energia ci faccia salire in doppia cifra.
In Inghilterra (dove va detto che lo scenario economico risente anche delle conseguenze della Brexit e della crisi di Governo) è già successo. L’inflazione ha superato a inizio settembre il 10% con conseguenze disastrose per i risparmi dei cittadini e la crescita delle imprese.
Se lo sforamento in doppia cifra dovesse toccare anche a noi, “battere l’inflazione” con il Crowdfunding sarebbe difficile. Un buon progetto immobiliare in crowdfunding, con un rischio controllato, infatti, si attesta tra l’8% ed il 12% annuo di rendimento.
In buona sostanza, quindi, gli investimenti in crowdfunding, (con le dovute accortezze) potrebbero permetterci di DIFENDERE, più che salvare, i nostri soldi dall’inflazione. E magari in alcuni casi anche di farli fruttare NONOSTANTE la crisi galoppante.
[Nota: Ricordiamo che quanto riportato sopra è un parere e NON un invito o un’indicazione d’investimento]
Risposta piuttosto chiara, ma che a questo punto apre la strada a una seconda domanda:
Domanda #2: Quindi se il crowdfunding non dà certezze, per “salvare” i nostri soldi dall’inflazione sarebbe meglio investire in altri strumenti più specifici, come gli index fund e gli ETF?
Antonio Fasanella: Fermo restando che non sono un consulente finanziario e non voglio e non posso dare consigli d’investimento, secondo me gli strumenti che avete citato (fondi indicizzati e ETF) hanno sicuramente molti pregi, ma anche un grosso difetto: Sono complessi.
Richiedono cioè un buon livello di conoscenza finanziaria e quindi molto studio per comprenderne i rischi e capire con un buon grado di sicurezza dove e quanto investire. Inoltre sono più complessi da gestire e da controllare.
Il crowdfunding, anche se non è uno strumento specifico per l’inflazione, come alcuni indexed funds, ha il pregio della semplicità.
Soprattutto quello immobiliare, offre la possibilità di capire in maniera più semplice in COSA stiamo investendo, in CHI stiamo investendo, QUANTO guadagneremo (o meglio potremmo guadagnare, perchè come in qualsiasi altro investimento, qualche rischio c’è sempre) e QUANDO incasseremo.
E anche i rischi in genere sono discretamente facili da comprendere.
Inoltre, se la piattaforma di crowdfunding è ben strutturata, si ha la possibilità di seguire con i propri occhi l’andamento dei progetti.
In PrePay, ad esempio, pubblichiamo periodicamente aggiornamenti sugli andamenti dei progetti e spesso organizziamo incontri diretti tra investitori e proponenti, anche a progetto già avviato.
Molto bene. Giusto per riassumere, secondo Antonio Fasanella il crowdfunding ha i numeri per qualificarsi come un possibile strumento da utilizzare per salvare, o almeno difendere i nostri soldi dall’inflazione, ammesso che questa non arrivi a livelli davvero stratosferici.
E ha il pregio di essere più facilmente comprensibile e controllabile di altri strumenti finanziari.
A noi però rimane un dubbio.
In genere chi propone un progetto di Crowdfunding (il cd. “proponente”) è quasi sempre un’impresa.
E, stando a quanto dicono gli analisti e le associazioni imprenditoriali, la crisi energetica nei prossimi mesi potrebbe mettere seriamente a rischio proprio le imprese.
Secondo Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, senza interventi di sostegno o un’attenuazione della crisi energetica globale, addirittura 2 imprese italiane su 10 rischieranno di chiudere. O di ridurre drasticamente la loro attività entro i prossimi 12 mesi.
Ma se le imprese, che sono i soggetti che propongono i progetti, stanno correndo dei rischi più grandi del solito, allora anche il crowdfunding sta diventando più rischioso?
Abbiamo chiesto anche questo ad Antonio Fasanella. Scopri qui sotto cosa ci ha risposto.

Domanda #3: Investire nel crowdfunding in un periodo in cui le aziende (i proponenti) rischiano la crisi per l’aumento dei costi energetici, è una buona idea?
Generalizzando sicuramente non risponderei in maniera corretta.
La risposta giusta, ancora una volta è: “Dipende dal progetto“.
Il Crowdfunding offre opportunità di investimento in più settori. Investire in un progetto di liquidità per una piccola media impresa presenterebbe sicuramente dei rischi, viste le difficoltà a cui stanno andando incontro le PMI.
Per questo ad esempio in PrePay non privilegiamo questo tipo di investimenti (ne abbiamo proposto solo uno su 13 progetti pubblicati finora).
Però il Crowdfunding offre opportunità anche in settori più sicuri. Ad esempio nella Green economy che gode di incentivi che contengono il rischio. Oppure nell’immobiliare, che come settore offre opportunità di investimento molto diversificate. In alcune di queste il rischio di cui stiamo parlando influisce, ma solo marginalmente.
Se state pensando di investire nel crowdfunding per “salvare” i vostri soldi dall’inflazione, quindi, dovreste considerare attentamente anche i settori e il tipo di aziende su cui investire.
Tutto chiaro fino a qui?
Allora concludiamo questo articolo, il cui tema è “Può il crowdfunding essere un mezzo per salvare i nostri soldi dall’inflazione?” con un’ultima domanda di carattere più generale, proprio sul crodwfunding.
Domanda #4: Quali effetti avrà l’inflazione e il generale aumento dei costi di produzione, che mettono a rischio le aziende, sul mercato del crowdfunding?
Abbiamo visto che, con alcuni accorgimenti, si può ridurre il rischio di investimento.
Ma come se la caveranno le piattaforme di Crowdfunding, secondo Antonio Fasanella, in questo difficile frangente economico? Vediamo:
Antonio Fasanella: Abbiamo ripetuto più volte, nel corso di questa intervista che le pmi e le startup in molti settori andranno incontro a un periodo turbolento, nei prossimi mesi.
Starà alle piattaforme dunque valutare i rischi e scegliere con cura gli investimenti da proporre ai loro utenti. Scartando se possibile a priori quelli in cui le PMI proponenti sono più a rischio di andare incontro a una crisi, se la situazione geopolitica ed economica non dovesse migliorare a breve.
Noi in PrePay siamo preparati.
Fin dall’inizio della nostra attività sottoponiamo ogni progetto, prima della pubblicazione in piattaforma, a un comitato di valutazione del rischio indipendente.
È composto da cinque persone: un esperto in materia fiscale, un legale, un esperto di settore, un consulente finanziario e un incaricato di PrePay.
Il Comitato assegna a ogni progetto un punteggio (rating) di rischio che va da AAA (investimento sicuro) a D (investimento molto rischioso).
Noi accettiamo su PrePay, solo i progetti con un rating da BB a AAA, in cui il rischio di non rientrare nell’investimento è ragionevolmente limitato.
In questo modo i nostri investitori sanno a cosa vanno incontro e possono prendere le loro decisioni con tutti i dati necessari a disposizione.
Ecco, secondo me tutte le piattaforme di Crowdfunding dovrebbero fare qualcosa del genere, cioè valutare per ogni investimento qual è il rischio per i loro utenti e muoversi con molta prudenza.
Altrimenti in questo periodo di grande incertezza e di “emotività”, il pericolo di default è dietro l’angolo.

E con questo fosco, ma sicuramente utile monito, concludiamo la nostra intervista interna a Antonio Fasanella, CMO e co-founder di PrePay.
Ricordiamo ancora una volta, a scanso di equivoci, che le considerazioni di Fasanella riportate in questo articolo, non devono essere considerate come consigli d’investimento.
Antonio non è un consulente finanziario, ma “solo” un esperto di crowdfunding e quanto scritto sopra costituisce esclusivamente la sua opinione personale sul settore. Inoltre, per correttezza, ricordiamo che Fasanella ha un interesse diretto in PrePay, di cui è co-founder e al cui interno ricopre un ruolo manageriale.