Ciao e bentornato sul blog di PrePay!
Oggi parliamo di un argomento che ha fatto molto discutere negli ultimi giorni: il fallimento della Silicon Valley Bank (SVB).
Sono stati pubblicati centinaia di articoli – alcuni apocalittici, altri più oggettivi – sulle cause e le conseguenze di questo “terremoto” che ha scosso il sistema bancario americano (e non solo) e l’intero mercato globale delle startup e dei venture capital.
Questa crisi non riguarda PrePay
Poiché alcuni di questi articoli riportavano previsioni fosche sul futuro degli investimenti, anche se nessuno di essi parlava esplicitamente del crowdfunding, potrebbe esserti venuto il sospetto che anche noi di PrePay potremmo aver sofferto, o peggio soffrire in futuro, qualche conseguenza dal crack SVB.
Ebbene in questo articolo ti spiegheremo perchè PrePay non ha nulla da temere dagli alti e bassi di mercato di questi giorni e dal crack della banca californiana e ti dimostreremo che il nostro futuro è più roseo che mai.
Prima però facciamo un breve riassunto dei fatti.
Cronaca di un crack inatteso: Cosa ha portato al fallimento della Silicon Valley Bank
Come avrai letto, SVB era una delle principali banche americane dedicate al finanziamento delle startup tecnologiche. Fondata nel 1983, aveva sede nella Silicon Valley e contava tra i suoi clienti circa la metà delle società di venture capital degli Stati Uniti. SVB era nota per la sua capacità di offrire soluzioni innovative e flessibili alle imprese emergenti, come prestiti basati sulle entrate future o sul valore dei brevetti. Inoltre offriva i mutui per le ville e gli uffici ai founder delle startup (mutui che le banche tradizionali preferivano evitare)!
Giovedì scorso la banca ha annunciato (su Twitter!!) un aumento di capitale da quasi 2 miliardi di dollari per coprire le perdite legate alla vendita di un portafoglio obbligazionario da 21 miliardi di dollari. Questa mossa ha scatenato il panico tra i depositanti, che hanno iniziato a ritirare i loro soldi dagli sportelli. In poche ore, la banca ha perso circa 40 miliardi di dollari di liquidità, costringendo le autorità americane a intervenire e a dichiararne il fallimento.
Cosa ha causato DAVVERO il fallimento di SVB?
Con un gioco di parole intraducibile in Italiano, il commentatore finanziario del New York Times Ezra Klein ha scritto domenica scorsa (19/3) che il fallimento della banca SVB è stato: “[…] more a case of a ‘bank-run by idiots’ rather than a ‘bank run by idiots‘”.
In Italiano si potrebbe tradurre come “più un caso di ‘corsa agli sportelli‘ (bank-run in inglese) di una serie di idioti, che di una banca gestita (to run, in inglese) da una serie di idioti”.
Klein intendeva dire che il crack è stato causato non tanto da una cattiva gestione, ma da una “crisi di panico” dei venture capital e dei founder delle scale-up americane, che hanno ritirato i loro soldi in tutta fretta senza riflettere.
Una parte della colpa, però, potrebbe averla anche la FED, che qualche giorno prima aveva alzato ulteriormente i tassi d’interesse (il terzo rialzo del 2023) per contrastare l’inflazione, svalutando i bond a lungo termine in cui SVB aveva investito.
E proprio investire nei bond a lungo termine una larga parte del capitale dell’Istituto è stato l’errore esiziale dei manager della Silicon Valley Bank e una delle concause del fallimento (e il motivo per cui Klein li ha definiti “idiots”).
Quando la banca ha dovuto vendere quei bond in perdita per ottenere liquidità, ha perso 2 miliardi di dollari.
Sta di fatto che probabilmente, se i correntisti avessero mantenuto il sangue freddo, non sarebbe successo nulla. La banca, che ricordiamo era la 16-esima per dimensioni negli States, quindi non proprio una piccola banca locale, sarebbe probabilmente riuscita ad assorbire la “botta”.
Ma il passaparola sui social e nei gruppi Whatsapp dei founder di startup e dei venture capital, ha scatenato quello che gli analisti finanziari chiamano “effetto panico di gregge” (herd-panicking, in inglese) in cui i singoli seguono il gruppo, senza fermarsi a valutare i fatti. Da qui la conseguente corsa al ritiro e tutto quello che ne è seguito.
Quali saranno le conseguenze sul crowdfunding?
In verità pochissime per il crowdfunding in generale e NESSUNA per noi di PrePay.
I rumors che si sono creati su una possibile “crisi del crowdfunding” sono dovute al fatto che in alcuni articoli che parlavano del fallimento di SVB, è stato scritto che buona parte del capitale dell’istituto bancario derivava da campagne di crowdfunding delle startup che DOPO la chiusura delle raccolte avevano depositato i fondi così ottenuti, appunto presso la Silicon Valley Bank.
Questo però NON è problema che riguarda il crowdfunding. Anzi, semmai è un segnale positivo per il settore.
Il fatto che i soldi raccolti con le campagne di crowdfunding siano stati depositati in una banca che adesso è in crisi, non significa che le raccolte siano andate male, o che non abbiano funzionato.
Semmai è un indicatore del fatto che il crowdfunding funziona alla grande e ha letteralmente inondato di soldi le startup che vi hanno fatto ricorso. Che poi queste abbiano deciso di depositare le somme raccolte presso SVB, in attesa di utilizzarle, è…come dire… un problema di quelle startup!
«Okay, ma che mi dite degli investitori che hanno partecipato ai crowdfuding di quelle startup? Se quelle startup falliscono, perchè non riescono a recuperare i loro soldi da SVB, anche gli investitori perderanno i loro soldi».
Non succederà.
La FED ha dichiarato che tutti i correntisti di Silicon Valley Bank saranno “coperti” dalle conseguenze del fallimento dai fondi straordinari messi a disposizione dalle autorità di controllo americane.
Già da lunedì (4 giorni dopo il crack) i conti correnti sono infatti tornati alla normale operatività.
I fondi necessari a garantire la capienza e l’accessibilità ai conti saranno prelevati dal FDIC, il Fondo di assicurazione dei depositi, un’agenzia indipendente del governo federale che viene finanziata, per Legge, da tutte le banche americane e serve appunto a proteggere i depositi dei titolari di conto corrente, in caso di crisi di una banca.
Di norma protegge i piccoli correntisti (fino a 250K $), ma in questo caso le autorità hanno stabilito che garantirà tutti i conti in essere di SVB, qualsiasi sia la giacenza.
Il che significa che – fatti salvi i normali rischi di un investimento in crowdfunding, dovuti all’operatività e al successo delle startup finanziate – chi ha investito in quelle startup non dovrà temere perdite dovute al crack di SVB.
PrePay non ha nulla a che fare con SVB
Se il settore del crowdfunding americano non risentirà del fallimento di SVB e Silvergate (di quest’ultima non abbiamo parlato, ma il meccanismo del crack è analogo, anche se dovuto in questo caso alla forte esposizione dell’Istituto sulle cryptovalute) meno che mai ne risentiremo noi di PrePay.
Puoi dormire sonni tranquilli.
La nostra piattaforma, NON ha e NON ha mai avuto conti presso SVB o presso altre banche americane in qualche modo esposte a rischi analoghi.
Il sistema bancario europeo è più controllato

Tutti gli analisti, i banchieri, le autorità finanziarie e i legislatori italiani ed europei (e in verità anche quelli USA) sono concordi nel ritenere che il sistema bancario dei paesi UE è molto più controllato e garantito rispetto a quello degli States.
È parere unanime di tutti, noi compresi, che il rischio di contagio (i fallimenti a catena di altri istituti) sia davvero minimo qui da noi e gli economisti ritengono che NON dobbiamo temere un’altra crisi simile a quella del 2008.
Certamente gli investimenti nelle startup rallenteranno per un po’ e chi investe vorrà d’ora in poi forse più garanzie e una maggiore trasparenza sulla gestione dei fondi da parte delle startup. E anche su questo noi siamo d’accordo.
Trasparenza e sicurezza sono i nostri valori quotidiani
Qui in PrePay abbiamo sempre fatto della trasparenza un obiettivo e un valore.
Fin da quando siamo nati, nel 2021, spendiamo risorse, tempo e pensieri per dare a chi investe con noi tutte le informazioni necessarie (e anche quelle non necessarie, ma utili) su ogni progetto d’investimento e per mantenere tutti informati sulle evoluzioni dei nostri progetti, nel tempo.
Eventi come l’Investor day, appuntamenti come i PrePay Meeting, strumenti come questo blog e i social e la nostra efficientissima squadra di customer care fanno parte del nostro modo di essere. Trasparenti, raggiungibili e naturalmente...investor first!
Ciao, alla prossima!