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Nell’ultimo anno si è fatto un gran parlare degli NFT, i “Non Fungible Token” (in italiano suona più o meno come “gettone non fungibile”) e sui media tutti abbiamo letto notizie di investimenti milionari con rendimenti da favola in questi nuovi “oggetti del desiderio” tecnologici (più avanti vedremo perchè la parola “oggetti” va per forza scritta in corsivo).
NFT è stata persino scelta come “parola dell’anno” dai dizionari Collins (qui l’articolo in inglese)
Ma è davvero tutto oro quello che luccica?
Davvero esiste la possibilità di acquistare un NFT per pochi euro e ritrovarsi dalla sera alla mattina milionari senza far nulla?
Purtroppo sembra di no e in questo articolo proverò a spiegarti perchè secondo noi di PrePay questo apparente Eldorado degli investimenti potrebbe trasformarsi invece nella Valle della Morte dei tuoi soldi, a dispetto di tutte le buone notizie che hai letto.
Sei pronto? Okay, cominciamo.

Cosa sono gli NFT
Prima di tutto cerchiamo di capire meglio cosa sono questi famigerati NFT.
Senza scendere troppo nel tecnico, gli NFT sono certificati di proprietà digitali che attestano il possesso e l’autenticità di un bene unico al mondo.
Non fungibile significa appunto “non intercambiabile con qualcos’altro”.
Tutto chiaro?
No?
Okay, vediamo se riesco a rendere la faccenda più comprensibile chiarendo la differenza fra un bene fungibile e uno non fungibile.
Un bene FUNGIBILE è un bene che si può scambiare con un altro dello stesso genere, senza che muti nulla.
L’esempio “classico” è il denaro. Se tu dai una banconota da 10 euro a un tuo amico e lui in cambio ti dà un’altra banconota da 10 euro, entrambi avrete cambiato un oggetto (la banconota) con un altro, ma i vostri patrimoni saranno rimasti immutati e tra la banconota che adesso hai tu e quella del tuo amico non ci saranno differenze. Questo perchè le banconote (ma vale anche per le criptovalute per dire) sono beni “fungibili”, ossia intercambiabili.
Un bene NON FUNGIBILE, invece è un bene che è unico.
Ad esempio un quadro. Poniamo che tu sia il felice proprietario di “Ragazzo con la pipa” un quadro del periodo rosa di Picasso e che un bel giorno decida di scambiarlo con “Silver Car Crash” di Andy Warhol.
Il valore dei due quadri è più o meno lo stesso (sono entrambi stati venduti all’asta per 105M di dollari!!)

Al termine dello scambio, dunque, tu e il tuo amico vi sarete scambiati degli oggetti dello stesso tipo (due quadri), il vostro patrimonio sarà rimasto più o meno lo stesso (intorno ai 105 M di $, beati voi!), ma l’oggetto che ti troverai a possedere tu alla fine della transazione sarà differente da quello che avevi prima. E lo stesso sarà per il tuo amico.
Con tutto ciò che questo comporta (ad esempio, il quadro di Warhol potrebbe semplicemente “piacerti meno” di quello di Picasso. O subire fluttuazioni di mercato differenti, o comportare rischi di contraffazione maggiori, ecc.).
Mi hai seguito fino a qui? Bene, allora facciamo un altro passo avanti.
Poniamo che l’opera d’arte, anzichè un quadro “fisico”, sia un’immagine .jpg realizzata da un famoso artista digitale.
Oppure qualcosa di ancora più complesso e “sfuggente” come un video su YouTube. Come potresti fare a comprare qualcosa fatto di pixel e potenzialmente riproducibile su qualsiasi device, all’infinito?
Risposta esatta: Usando gli NFT! Dei certificati di proprietà digitale di quella immagine, o di quel video, la cui autenticità è garantita dalla sicurezza della blockchain, la tecnologia nata con i Bitcoin che rende ogni scambio consultabile da tutti, ha dei meccanismi solidi per validare le transazioni e rende relativamente semplice per chiunque, verificare la proprietà di un determinato “oggetto”.
In sostanza, grazie agli NFT, quell’immagine o quel video resteranno fruibili da tutti (tutti potranno visualizzarli sui loro computer, telefoni, ecc.), ma la proprietà sarà soltanto tua perchè possiedi i loro “Token”. Un po’ come comprare un quadro e lasciarlo in un museo visitabile dal pubblico, con il vantaggio, però, di poterne vendere la proprietà in ogni momento (cosa che con i quadri prestati ai musei è più complicata).
Hai capito tutto e ti stai preparando ad investire in NFT?
Da quando sono nati, o meglio da quando la tecnologia che ne è alla base è diventata un po’ più “friendly” e può essere compresa e utilizzata anche da qualcuno che non sia un NERD schizoide, gli NFT hanno progressivamente attirato l’attenzione di artisti, collezionisti, investitori, banche e anche, purtroppo, di truffatori più o meno scaltri.

Se bazzichi un po’ i siti che parlano di investimenti avrai sicuramente letto notizie di immagini di gorilla annoiati (a fianco), o di cani, acquistate a poche centinaia di dollari e vendute per cifre astronomiche a 6 zeri.
O del primo tweet di Jack Dorsey fondatore di Twitter acquistato per 2.5M di dollari.
Con tutte queste notizie eclatanti potrebbe magari esserti venuta voglia di acquistare qualche NFT, non tanto per il suo valore “artistico” (per dire, le scimmie qui sopra sono generate da un algoritmo e non sono certo delle opere d’arte), ma come investimento redditizio (il gorilla con il fez dell’immagine, al momento in cui scrivo ha un valore d’asta di 438.799 dollari…).
Frena l’entusiasmo…
Prima di buttarti su qualche piattaforma ad acquistare NFT considera però questi quattro elementi di rischio.
Rischio #1: Le frodi aumentano…
Negli ultimi mesi un sempre maggior numero di artisti e personaggi pubblici si sono lamentati di frodi ai loro danni, perpetrate attraverso gli NFT. Spesso frodi da milioni di dollari.
Esiste già persino un sito mantenuto da un’informatica americana, che raccoglie le truffe milionarie perpetrate ai danni di chi commercia con gli NFT.
Le truffe sono frequenti anche perchè per il momento possono sfruttare “l’impreparazione” delle persone. Il sistema degli NFT richiede, per essere compreso e governato, la conoscenza di meccanismi e tecnologie molto complessi che in pochi possiedono veramente.
È un problema che gli addetti ai lavori chiamano
“Asimmetria informativa”
E cioè, una disparità molto forte tra le conoscenze/competenze di due parti in causa in una relazione.
Chi organizza e realizza le truffe, conosce bene i meccanismi del mercato, e riesce dunque a trovarne i punti deboli. Chi si avventura da investitore fai-da-te in questo mondo, invece, spesso non comprende a fondo tutte le tecnologie e i meccanismi che lo animano ed è quindi facilmente raggirabile.
Per dire, è relativamente semplice ad esempio “Tokenizzare” l’opera di qualcun altro, spacciandola come propria. E venderla a compratori inesperti prima che il vero autore se ne accorga.
È altrettanto semplice creare copie di opere famose (imitare lo stile dei gorilla annoiati, ad esempio) e spacciarle per originali a chi non conosce bene il mercato e corre dietro ai “miracoli” (i cd. fortune seeker).
Oppure vendere centinaia di volte copie “diverse” della stessa opera (del resto sulle piattaforme c’è anche chi tenta di vendere la Fontana di Trevi come nel famoso film di Totò…).
Rischio #2: …e le regole non stanno al passo.
Un altro dei problemi degli NFT (anch’esso tipico delle tecnologie di frontiera) è che questo genere di transazioni e di “oggetti” non è per ora normato da alcuna legge o regolamento.
In pratica gli NFT sono un mercato talmente recente e in così rapida evoluzione da essere per adesso “al di fuori” della Legge. E questo ovviamente rende qualsiasi contenzioso molto complesso da risolvere.
Del resto, prova tu ad andare a spiegare a un giudice che ti hanno “sottratto” l’immagine elettronica di una scimmia, mentre gliela stai mostrando sul tablet…E poi prova ad aggiungere che di quella scimmia non sei l’autore (anzi che l’autore è un algoritmo su un computer), che ne esistono 10.000 copie, quasi uguali in tutto, ma ognuna è un po’ diversa da tutte le altre, quindi la tua era unica. E dulcis in fundo spiegagli magari che l’hai pagata 200.000 dollari. Come minimo ti prenderà per matto…
Rischio #3: Potrebbe trattarsi di una bolla.
Indubbiamente tutto l’hype che si è generato intorno agli NFT è anche una questione di moda.
E a volte le mode, anche nel mondo degli investimenti, passano.
Chi scrive (che ahilui fa parte della “generazione X”) ricorda ancora distintamente gli anni a cavallo tra i due secoli (1999-2001) in cui qualsiasi cosa avesse dentro la parola “Web” veniva valutata milioni se non miliardi di vecchie lire. Poi è esplosa la bolla, qualcuno ha perso cifre stratosferiche e il mercato si è normalizzato.
La possibilità che con gli NFT accada qualcosa di simile è forte. A febbraio e a marzo di quest’anno le vendite di NFT sono calate di circa il 26%. E quelle di Ethereum, la blockchain su cui si basano gli NFT addirittura del 30%. Certo, non è ancora l’esplosione di una bolla speculativa, ma è il segno che l’entusiasmo – anche in virtù delle notizie di truffe che si accumulano – è calato vistosamente.
Rischio #4: le fonti attendibili non sono molte.
Un altro elemento di rischio di cui devi tener conto se decidi di investire in NFT è che le fonti di informazioni da cui ottenere notizie attendibili, non sono molte.
Il settore in questo momento è polarizzato: da un lato ci sono entusiasti sostenitori della tecnologia, che non fanno che parlare bene dell’NFT e preconizzano un grande futuro per i token.
Dall’altro ci sono gli incorruttibili detrattori, che predicono sventure e disgrazie per i gettoni non fungibili. Trovare un’informazione equilibrata e non di parte, non è semplice. Come sempre il modo migliore per restare informati è dedicare molto tempo a leggere e consultare fonti diverse.
Per farti un esempio del caos informativo, userò il “famoso” primo tweet di Jack Dorsey. Ricordi? Ne abbiamo parlato all’inizio. È il primo tweet che è passato su Twitter ed è stato scritto dal fondatore del social nel 2006.
Ebbene questo tweet “storico” è stato tokenizzato e acquistato da Sina Estavi, un imprenditore iraniano, per 2.5 milioni di dollari. E di questo hanno parlato tutti i giornali e i siti di Fintech.
Quello di cui hanno parlato meno, invece, è il fatto che l’intera operazione si è poi rivelata un FLOP!
Mr. Estavi infatti contava di rivendere l’NFT del tweet per almeno 50 MILIONI di dollari. L’ha dichiarato lui stesso in un tweet. E, onore al merito, ha anche detto che ne avrebbe donati la metà, 25 milioni, in beneficienza.
Quando ha messo all’asta l’NFT, però, il valore del Tweet non ha mai superato i 2,2 Ethereum (ca. 6.850 dollari, all’epoca. Un po’ meno al cambio attuale). Praticamente l’imprenditore ha perso oltre 2 milioni e 493mila dollari nello spazio di un…cinguettio! 🙂
Naturalmente alcuni investimenti possono andare male per mille ragioni e di sicuro il signor Estavi aveva le sue buone ragioni per credere che sarebbe andata diversamente. Ma non è il cattivo esito dell’operazione che preoccupa. È il fatto che nessuno ne abbia davvero parlato!
Ancora oggi si cita, come “caso studio” degli NFT l’acquisto del primo tweet (in effetti non c’è nulla di più “etereo” di un messaggino su un’app per spiegare chiaramente la funzione degli NFT), ma chissà quanti “artisti” che si mettono a creare NFT nella speranza di vendere le loro opere effimere per milioni di dollari sanno che quell’investimento è finito male?

Cosa ne pensiamo noi di PrePay
Sicuramente gli NFT sono opportunità di investimento da tenere d’occhio. Crediamo di aver dimostrato che in PrePay il futuro è di casa e anche noi continueremo a studiare le evoluzioni del settore.
A nostro parere, però, (bada bene, non è un consiglio di investimento, solo il nostro parere) per ora occorre essere MOLTO prudenti. La tecnologia non è ancora del tutto matura, sussistono ancora dubbi persino sulla sua sostenibilità ecologica e le possibilità di cadere vittime di una truffa, perdere tutto e lasciare sul terreno (virtuale) un sacco di soldi, sono ancora un po’ troppe per i nostri gusti.
Se ci segui da un po’ di tempo, sai che noi prediligiamo investimenti più sicuri, dove il margine di rischio è accettabile e i tempi di rientro sono certi. Se anche tu la pensi come noi (ma anche se sei un convinto investitore in cryptovalute e NFT, ma vuoi diversificare con qualcosa di più “rilassante”) valuta le nostre opportunità di investimento e soprattutto entra a far parte della nostra community di investitori, iscrivendoti gratuitamente sul nostro sito.
E naturalmente…continua a seguire il nostro blog!